CLASSI PRIME – Per i bambini il litigio rappresenta un evento fisiologico nell’ambito dei rapporti interpersonali e nella maggior parte delle volte adulto e bambino non attribuiscono lo stesso significato al “litigare”. I litigi tra bambini infatti sono una forma di interazione che, se gestita correttamente aiuta, lo sviluppo personale e sociale. Se accompagnati correttamente, ovvero senza l’intervento diretto degli adulti, i bambini possono attraversare i conflitti e affrontarli positivamente trasformandoli in opportunità per conoscere di più se stessi e gli altri attraverso l’utilizzo delle tecniche di mediazione. Essi infatti hanno una grande capacità autoregolativa che se ben accompagnata dagli adulti, rappresenta una fondamentale occasione di apprendimento relazionale; occorre però aiutarli in questo apprendimento e sostenerli nel riconoscere le diverse modalità funzionali di “stare nel conflitto”.
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CLASSI SECONDE – Gli anni della preadolescenza sono quelli in cui i ragazzi sono alla ricerca della loro identità che pone le sue radici nel contesto famigliare di origine ma anche dalle sfide che il singolo individuo decide di percorrere per sperimentarsi. Di fatto la trasgressione non è sempre un’esperienza negativa per i ragazzi bensì un fenomeno fisiologico. Può diventare patologica quando si trasforma in esperienze di rischio ripetuto, di violenza e di autodistruttività. Oggi più che mai occorre aiutare i ragazzi a riflettere sul senso del limite e su quella soglia oltre la quale non si può andare per evitare di distruggere il proprio futuro e i propri progetti di vita.
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CLASSI TERZE
Il corpo che cambia, la scoperta della sessualità, la costruzione della propria identità e autonomia di giudizio: nessun’altra età della vita va incontro a cambiamenti così radicali e a compiti di sviluppo così impegnativi come la preadolescenza. Da qui l’importanza di promuovere nei ragazzi un approccio sereno, consapevole e maturo nei confronti della sessualità, così da permettere una crescita armoniosa della loro
personalità. Diversi sono i fattori che nell’attuale contesto sociale motivano ancor più l’importanza di un’educazione sessuale e socio-affettiva rivolta ai preadolescenti, fra tutti la constatazione che le principali fonti di informazione sulla sessualità sono oggi costituite dalle figure di coetanei ed amici e generalmente dai mass- media, che ne presentano un’immagine riduttiva e talora distorta, generando nei ragazzi aspettative irreali,
ansie e paure.
Da ciò deriva che l’educazione sessuale non può essere intesa solo come trasmissione di informazioni, ma deve essere inquadrata nell’ambito più globale dello sviluppo delle capacità comunicative e relazionali del preadolescente; deve cioè rispondere alla doppia esigenza di fornire corrette informazioni scientifiche parallelamente ad un’educazione socio-affettiva che promuova la capacità di vivere la sessualità armoniosamente e come integrata nell’evoluzione globale della persona.
Educare alla consapevolezza della sessualità significa, quindi, non solo stimolare nel preadolescente la graduale presa di coscienza delle caratteristiche somatiche e fisiologiche proprie dei due sessi, ma anche estendere questa consapevolezza alle implicazioni di tipo psicologico e relazionale che la costruzione della propria identità personale e sessuale comporta.
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